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Gabo, una celebrazione da 50mila pesos

Ricordare vuol dire celebrare, vuol dire coltivare la memoria collettiva e non consentire al tempo, mai, di sgranare un’immagine, di affievolire una memoria. E uno dei modi più solenni per celebrare chi ha lasciato un’impronta indelebile è quello di dedicare loro una banconota, di stampare un volto (che diventa un simbolo, un esempio da seguire) su qualcosa di prezioso che passa di mano in mano.

La banconota colombiana dedicata a Gabo

Accadde così negli Stati Uniti per i grandi presidenti (da George Washington a Abraham Lincoln, da Thomas Jefferson a Benjamin Franklin); in Italia per i monumenti della musica (da Verdi a Rossini), per gli inventori che cambiarono la qualità della vita (da Marconi a Volta) o i grandi pittori (Michelangelo, Caravaggio). Ma facendo un ideale giro del mondo si trova di tutto: dittatori, calciatori, attivisti, regine, addirittura una ricamatrice (islandese). Perfino il dottor Spock, personaggio di Star Trek, ebbe l’onore di essere raffigurato nell’emissione di un foglio da 5 dollari canadesi.

La banconota canadese dedicata al dr Spock

Quindi serietà e stravaganza, in un mix di colori e stati d’animo. Ma la decisione presa pochi giorni fa dalla Banca Centrale di Colombia si ascrive senza alcun dubbio nel settore serietà. E in quello della riconoscenza. Perché la nuova banconota da 50mila pesos (al cambio attuale circa 18 euro) avrà il volto di Gabriel García Márquez. Un omaggio allo scrittore premio Nobel nel 1982, scomparso il 17 aprile 2014, e sul quale sta per uscire un documentario (nel prossimo mese di novembre) che in Italia sarà distribuito da Cineama. Sulla parte frontale della banconota campeggia il ritratto di Gabo, il suo volto attento, rassicurante. Accanto c’è un’altra sua immagine a figura intera circondato dalle farfalle gialle, che nel suo più celebre romanzo, “Cent'anni di solitudine”, sempre precedevano l’arrivo del personaggio Mauricio Babilonia.

Un particolare dei 50mil pesos "firmati" Gabo

Sul lato B della banconota c’è una raffigurazione degli Arhuacos, abitanti indigeni del dipartimento colombiano di Magdalena, a pochi chilometri dal villaggio natale di Garcia Márquez, Aracataca.

Dunque non mercificazione, ma memoria coltivata per il più importante scrittore della storia non solo colombiana: uno dei pilastri letterari dell’ultimo secolo.

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